un giro fuori programma con la Ducati Scrambler Cafè Racer
Un week end per conoscere meglio la Ducati Scrambler Cafè Racer.
Uno speciale nel quale si parla (anche) di: spider all’inglese, tizi coi risvoltini ai pantaloni e teoria del caos...
Avete presente la teoria del caos e l’effetto farfalla?
“Una farfalla batte le ali a Pechino e a New York arriva la pioggia invece del Sole“ (Jurassic Park è ancora un pilastro della cultura pop).
L’offerta di moto orientate al lifestyle è stabilmente in crescita e, anche se mi costa ammetterlo, è una conseguenza della moda hipster (non c'è da temere, nessuno mollerà la sua bici a scatto fisso per una motocicletta).
Okay, viene spontaneo provare per la cultura hipster gli stessi sentimenti che si provano per le batterie che non sono incluse...ma occorre andare avanti e vedere il lato positivo:
“Dei tipi coi risvoltini ai pantaloni bevono caffè accanto a un MacBook e i costruttori producono motociclette belle e di carattere”
Sono nate moto che non nascono per andare forte come un caccia, ma per farti sentire libero anche a poche curve da casa.
Questi modelli fondono lo stile ispirato alla golden age del design industriale, con la tecnologia contemporanea (con tanto di luci led e display digitali).
Più che i decimi di secondo, importano il design, le sonorità e il coinvolgimento di chi guida.
I cronometri sono sopravvalutati, mentre quello che conta è quanto stai bene quando sei in sella.
La Scrambler Cafè Racer è arrivata in redazione un venerdì, proprio quando il bel tempo ha interrotto una serie di giornate di pioggia.
Il programma prevedeva di cominciare lo shooting il lunedì seguente, ma se arrivate a Disneyland in anticipo non vi fermate certo nel parcheggio...
Avevamo una moto appena uscita dalla fabbrica, il clima perfetto e il fine settimana alle porte: avreste aspettato lunedì?
“Una farfalla batte le ali a Pechino e a New York arriva la pioggia invece del Sole“ (Jurassic Park è ancora un pilastro della cultura pop).
L’offerta di moto orientate al lifestyle è stabilmente in crescita e, anche se mi costa ammetterlo, è una conseguenza della moda hipster (non c'è da temere, nessuno mollerà la sua bici a scatto fisso per una motocicletta).
Okay, viene spontaneo provare per la cultura hipster gli stessi sentimenti che si provano per le batterie che non sono incluse...ma occorre andare avanti e vedere il lato positivo:
“Dei tipi coi risvoltini ai pantaloni bevono caffè accanto a un MacBook e i costruttori producono motociclette belle e di carattere”
Sono nate moto che non nascono per andare forte come un caccia, ma per farti sentire libero anche a poche curve da casa.
Questi modelli fondono lo stile ispirato alla golden age del design industriale, con la tecnologia contemporanea (con tanto di luci led e display digitali).
Più che i decimi di secondo, importano il design, le sonorità e il coinvolgimento di chi guida.
I cronometri sono sopravvalutati, mentre quello che conta è quanto stai bene quando sei in sella.
La Scrambler Cafè Racer è arrivata in redazione un venerdì, proprio quando il bel tempo ha interrotto una serie di giornate di pioggia.
Il programma prevedeva di cominciare lo shooting il lunedì seguente, ma se arrivate a Disneyland in anticipo non vi fermate certo nel parcheggio...
Avevamo una moto appena uscita dalla fabbrica, il clima perfetto e il fine settimana alle porte: avreste aspettato lunedì?
1. A Scrambler apart
La Cafè Racer si basa sulla piattaforma delle altre Scrambler 800, ma questo non ha impedito ai progettisti di Borgo Panigale di conferirle un’indole da roadster.
In movimento, mentre l’asfalto scorre veloce sotto le Pirelli bi-mescola (montate su cerchi da 17’’) mi viene in mente quanto la Desert Sled sembri provenire da un’altra galassia.
Non si può negare che la Scrambler Cafè Racer abbia un bel look. Anzi, è bella come il peccato se vi piace questo genere di moto.
Con le tabelle porta numero, il logo con bandiera a scacchi e la riuscita livrea nero-oro (che ricorda la 900 SD e anche un po’ la Lotus numero 12 di Senna) la Cafè Racer rimanda al passato e alle corse. Meritano una citazione anche la sella in pelle, il terminale sdoppiato e la pompa radiale del freno anteriore.
Il target delle cafè racer è quello di catturare gli sguardi quando sono sul cavalletto e questa Scrambler centra l’obiettivo. Ma c’è molto di più.
Su questo genere di moto l’ergonomia viene trascurata, perché quello che conta è il design... (anche se poi è difficile resistere in sella più di dieci minuti dopo aver premuto il pulsante d’accensione).
Questa Ducati invece è fatta per godersi la corsa. I semi manubri offrono il piacere della guida sportiva, ma concedono un comfort sorprendente. Le manopole sono a un’altezza superiore di quella della piastra di sterzo e hanno un angolo d’apertura rassicurante. In generale, la triangolazione con sella e pedane è quasi rilassata
In movimento, mentre l’asfalto scorre veloce sotto le Pirelli bi-mescola (montate su cerchi da 17’’) mi viene in mente quanto la Desert Sled sembri provenire da un’altra galassia.
Non si può negare che la Scrambler Cafè Racer abbia un bel look. Anzi, è bella come il peccato se vi piace questo genere di moto.
Con le tabelle porta numero, il logo con bandiera a scacchi e la riuscita livrea nero-oro (che ricorda la 900 SD e anche un po’ la Lotus numero 12 di Senna) la Cafè Racer rimanda al passato e alle corse. Meritano una citazione anche la sella in pelle, il terminale sdoppiato e la pompa radiale del freno anteriore.
Il target delle cafè racer è quello di catturare gli sguardi quando sono sul cavalletto e questa Scrambler centra l’obiettivo. Ma c’è molto di più.
Su questo genere di moto l’ergonomia viene trascurata, perché quello che conta è il design... (anche se poi è difficile resistere in sella più di dieci minuti dopo aver premuto il pulsante d’accensione).
Questa Ducati invece è fatta per godersi la corsa. I semi manubri offrono il piacere della guida sportiva, ma concedono un comfort sorprendente. Le manopole sono a un’altezza superiore di quella della piastra di sterzo e hanno un angolo d’apertura rassicurante. In generale, la triangolazione con sella e pedane è quasi rilassata
2. minimal born Racer
A fare da contraltare all’estetica raffinata e ai particolari pregiati c’è una semplicità tecnica disarmante.
La forcella non è regolabile e non troviamo certo un mono svedese al posteriore. Il reparto ciclistico (firmato Kayaba) si può definire minimalista.
Il lato positivo è che le sospensioni fanno il loro dovere grazie al compromesso ottenuto nella taratura degli ammortizzatori. In pratica, quello che c’è...funziona.
Nel misto si può fare affidamento su abbastanza sostegno per spingere, mentre le asperità della strada vengono incassate discretamente.
Il telaio a traliccio abbinato al motore con funzione portante è un must dalle parti di Borgo Panigale. È una ricetta semplice che ha ancora molto da dire (e da dare) essendo un mix di leggerezza e rigidità.
Chi desidera più spinta dal propulsore, si deve rivolgere alla ruggente Scrambler 1100 che però non è disponibile con i sexy semi manubri (e ha un serbatoio troppo largo).
Il bicilindrico desmo in fondo, non ne ha per farti vantare, ma ne ha abbastanza per farti divertire.
Parlando di handling invece, la Cafè Racer è la best in class del segmento. Provate a prenderla in un tratto guidato...è veloce come un gatto selvatico.
L’elettronica è solo quella necessaria per l’omologazione (e in questo caso non è certo un difetto).
Grazie all’equilibrio di questa moto, non si ha mai l’impressione che con gli aiuti elettronici si potrebbe andare più forte. Si ha tutto sotto controllo, il traction control sta seduto sulla sella.
Il gas è una questione fra il polso destro e un cavo d’acciaio, la connessione fra pilota e meccanica è senza filtri. La Cafè Racer permette di provare quelle sensazioni che arrivano soltanto dalle cose analogiche.
La forcella non è regolabile e non troviamo certo un mono svedese al posteriore. Il reparto ciclistico (firmato Kayaba) si può definire minimalista.
Il lato positivo è che le sospensioni fanno il loro dovere grazie al compromesso ottenuto nella taratura degli ammortizzatori. In pratica, quello che c’è...funziona.
Nel misto si può fare affidamento su abbastanza sostegno per spingere, mentre le asperità della strada vengono incassate discretamente.
Il telaio a traliccio abbinato al motore con funzione portante è un must dalle parti di Borgo Panigale. È una ricetta semplice che ha ancora molto da dire (e da dare) essendo un mix di leggerezza e rigidità.
Chi desidera più spinta dal propulsore, si deve rivolgere alla ruggente Scrambler 1100 che però non è disponibile con i sexy semi manubri (e ha un serbatoio troppo largo).
Il bicilindrico desmo in fondo, non ne ha per farti vantare, ma ne ha abbastanza per farti divertire.
Parlando di handling invece, la Cafè Racer è la best in class del segmento. Provate a prenderla in un tratto guidato...è veloce come un gatto selvatico.
L’elettronica è solo quella necessaria per l’omologazione (e in questo caso non è certo un difetto).
Grazie all’equilibrio di questa moto, non si ha mai l’impressione che con gli aiuti elettronici si potrebbe andare più forte. Si ha tutto sotto controllo, il traction control sta seduto sulla sella.
Il gas è una questione fra il polso destro e un cavo d’acciaio, la connessione fra pilota e meccanica è senza filtri. La Cafè Racer permette di provare quelle sensazioni che arrivano soltanto dalle cose analogiche.
3. ace Cafè
L’asso nella manica della Cafe Racer è la componente ludica che sprigiona quando si impugnano i suoi semi manubri: d’un tratto sembra che la tua età sia diventata irrilevante.
Facendo un’analogia automobilistica, ha molti punti in comune con le spider all’inglese come l'MX-5 e la 124: le qualità dinamiche prevalgono sulla potenza e l’enfasi è posta sull’immagine e sul carattere sportivo.
Dato che non ha un limite troppo distante, il bello è che puoi guidarla al massimo.
Il look modaiolo (e riuscito) diventa secondario di fronte al piacere che regala quando la si guida.
È una di quelle moto che tornando a casa, vi farà venire voglia di prendere la strada più lunga.
Facendo un’analogia automobilistica, ha molti punti in comune con le spider all’inglese come l'MX-5 e la 124: le qualità dinamiche prevalgono sulla potenza e l’enfasi è posta sull’immagine e sul carattere sportivo.
Dato che non ha un limite troppo distante, il bello è che puoi guidarla al massimo.
Il look modaiolo (e riuscito) diventa secondario di fronte al piacere che regala quando la si guida.
È una di quelle moto che tornando a casa, vi farà venire voglia di prendere la strada più lunga.
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